Bologna, Grand Hotel Majestic già Baglioni, 29/01/2014 (ciclo di incontri “Un tè con la poesia”)

“IL FATTO NON SUSSISTE”. POESIA CIVILE: E’ ANCORA UTILE OGGI CONFRONTARSI COL NIENTE O COL TUTTO PER FARE POESIA NECESSARIA… POESIA DI CUI ESSERE INNAMORATI, SENZA MENZOGNA?

La poesia, come ogni espressione d’arte, è ricerca della verità; il poeta, in questo senso, è simile a un magistrato: come un magistrato, il poeta vota la sua vita alla ricerca di un valore supremo, che nel suo caso non è la giustizia bensì la verità del caso concreto; proprio come un magistrato, la credibilità che è connaturata al suo magistero richiede che egli, non a titolo personale e privato ma in quanto poeta, non parteggi a favore dell’una o dell’altra corrente politica, non salga sopra alcun carro, non si identifichi in alcuna parrocchia, né mai legittimi con il suo comportamento l’apparenza, il “fumus” di una preconcetta militanza ideologica.

Valga per tutti Umberto Saba, in un articolo uscito in Paese Sera il 13 dicembre 1952 (“Tutto il mondo ha bisogno d’amicizia”):

“Io non sono un uomo politico bensì un poeta. Vale a dire un bambino, un individualista, un anarchico, un selvaggio, qualcosa insomma da essere preso e messo immediatamente (senza, possibilmente, inutili processi) al muro. Questo dal punto di vista del Partito, di tutti i partiti in generale”.

S’intende: il poeta ben potrà scrivere poesie “politiche”, giacché nella sua attività di ricerca del vero nessuna materia può essergli verosimilmente preclusa; né gli sarà precluso di scriverne con tutto il pathos che gli derivi dalla sua militanza e dalla viscerale aderenza ad un dato credo politico; tuttavia, se egli vorrà preservare la propria poesia da ogni possibile matrice ideologica e depurarla da ogni istintiva faziosità; se vorrà impedire che la stessa contenga inevitabilmente una lettura parziale della storia e venga reputata alla stregua di un qualsiasi slogan o manifesto politico allora… dovrà dotare la sua poesia di una chiave di accesso universale, la quale non potrà essere che umana ed esistenziale. Insomma, in fatto di “credibilità” della poesia politica, l’importante non è “il cosa” scrive il poeta, ma “il come” lo scrive, la profondità del suo campo d’indagine!

Né, al fine di smentire il divario che deve rimanere tra poesia ed ideologia, può farsi l’esempio di grandi poeti, come Majakovskij o Brecht, il cui fervore ideologico contrassegnò la loro ispirazione e pervase le loro opere giacché, per l’appunto, i risultati poetici più alti furono da loro raggiunti proprio quando, affrancati da tutte le urgenze didascaliche e da tutte le forzature dottrinarie, i loro versi seppero toccare le corde più profonde dell’animo umano, seppero intercettarne le ferite più aperte, sia pure all’interno di una cornice civile e politica.