Caro amico, oggi mi chiedevi del mio stile…

Che dirti? Si tratta di verso libero, questo è fuor di dubbio, sia pure corretto da una ricerca di musicalità che si esprime spesso con il gioco delle assonanze, similitudini verbali di sapore evocativo e, soprattutto, nell’immancabile rima, a volte chiara e palese a volte… dietro l’angolo, quando meno te l’aspetti.

Tengo a precisare, però, che nei miei scritti troverai una musicalità spuria, una ritmica sporca: raramente i miei versi hanno un andamento del tutto regolare e così, salvo che nelle chiuse (dove la resa poetica impone una prosodia più precisa) il ritmo accentuativo all’improvviso può cambiare registro e virare a seconda dei colpi di vento dell’emozione… la metrica, talora, è irregolare, talune note possono apparire perfino stonate: voglio dire che di tutto ciò io sono consapevole, addirittura costituisce un risultato da me – oltre che tollerato – talvolta addirittura voluto al fine di correggere l’andamento troppo scontato che una pedissequa applicazione dei canoni tradizionali potrebbe provocare: la rottura, insomma, talora può esprimere più dell’armonia!

Certo, sono anche consapevole che uno stile siffatto non possiede in sé quella carica innovativa che possa far dire a qualcuno di essere in presenza di una poesia rivoluzionaria o d’avanguardia, per cui accetto di buon grado la patente di classico o di naturalista o perfino di “borghese”, come certamente la mia poesia potrebbe venire additata da taluni e come, pertanto, io stesso mi sono definito nel titolo di una vecchia raccolta, un po’ per mettere le mani avanti ed un po’, devo riconoscerlo, con intento vagamente polemico.

A volte mi capita di utilizzare il verso “ponte”: un verso, cioè, in cui termina una frase e contemporaneamente ne inizia una nuova; in tempi recenti, infine, si sta profilando un verso di marca “gioiesca”: il dodecasillabo (con accento nella 3^, 7^ e 11^ sillaba); un verso, cioè, di ampio respiro, le cui cadenze a quattro a quattro ben rispondono all’esigenza di una resa narrativa, colloquiale e quasi filosofica cui sempre più tende la mia attuale poesia.

Come in Siculadriatica, dove gli acquarelli di memoria si alternano a drammatiche rese di conti, spesso sotto forma di colloqui un po’ sentenziosi, e ancora di più in Giocatore di parole, l’ultima mia raccolta ancora in fieri.

Auguri di buona lettura e… sono graditi commenti.

Mario