IL MARE

Sedotto dal tuo sciabordio, o mare

seduto sul tuo bagnasciuga

trascorro sereno il tempo

E non un soffio di vento

un suono o rumore che sia:

dolce è la tua litania

Sul piano della tua immensità

scorre la mia fantasia

rapito lo sguardo rincorre

segnali di libertà

E dinanzi ad un tale abbaglio

davanti a siffatta impostura

la delusione, che naviga in me

naufraga

e la vita mi appare più pura

E annaspa, annega

affonda nell’acqua tua scura

Oh mare…

tu porgi ai miei occhi un dono di pace

e il mio cuore in tempesta

che sempre grida

e mi sgrida

ora si placa e tace

IL MITO DELL’AMORE

Ancora muore in me

nell’istante in cui rinasce

il mito dell’Amore

E incredulo ne attesto

senza lacrima apparente

la dissoluzione

Questa dolce ossessione

che lambiva i miei pensieri

a un tratto s’acquietò

Di colpo s’involò

dal cuore mio malato

sul quale si posò

E in terra sotterrò

le nuove ricorrenze

ch’ebbi già annotato

le liete coincidenze

ch’ebbi ricercato

Ed ora, stremato

provo a riallacciare

i fili ormai spezzati

di una vita quotidiana

che sembra così vuota

a me così lontana

Mentre la memoria

prova a rischiarare

le pagine sbiadite

di una favola dorata

troppo bella, per essere scordata

troppo breve, perché sia ricordata

Come un raggio di sole

il mito dell’Amore

riaccende, riscalda

rallegra la tua fantasia

quel tanto che basti

a farti osservare

quanto triste

quanto fredda

quanto spenta

sia la tua via

D’AMORE SI MUORE

D’amore, d’amore

si parla talmente

d’amore, oggi

che pare tornato di moda…

L’amore per me è una droga

che induce il mio cuore a scordare

i dubbi e le attese

e a entrare in quella che pare una camera oscura:

l’abiura borghese

L’amore per me è una foga

che affretta il mio cuore a lasciare

le strade intraprese

e a entrare in quella che pare un’alcova sicura:

che vile clausura!

Con stima e rispetto

con brama, diletto

chi nega che l’uomo e la donna vadano insieme

mano alla mano

incontro alla magica aurora

o sotto un filare di stelle?

Poi viene l’amore, che tutto divora

e tutto poi espelle

ESTASI

L’amàca altalena

mi culla il morire

lento del giorno

Il cerulo stormo

si leva a sopire

la sua vanità

E incredulo dormo

nell’orto beato

di tanta beltà

PIOVE…

Piove…

Serrata mitraglia

di gocce nel cuore

Il vento mi spira

un fragore

di vana battaglia

RIMPIANTO

Dopo tanto vagare

negli oscuri meandri

della mia frustrazione

scorgo un mattino

l’indifferenza

l’accettazione

Ma affiora un rimpianto

nell’animo spento

che immobile sconto:

è il rorido manto

è il soffio di vento

è il rosso tramonto

MAGGIO

Maggio, mese di fiori

di cinguettii, di freschi odori

del sole che scalda le cose

di rose che infondono amore

La tua purezza guarda all’estate

come alla vita la giovinezza

ed ora, ai dolci tuoi inganni

simili sento i verdi miei anni

SETTEMBRE

I

Come incontrollata discesa

dopo lunga e sospirata salita

passasti, settembre

e recasti con te il carico

del peccato mio originale

Assorto nel tardo meriggio

mi pare di udire il segnale

di navi che solcano il mare

che recano a bordo il carico

di mille avventure

di sane lussurie

dell’orgia eccitata dei sensi

che impera d’estate

Da oggi, quel popolo in festa di nuovo mi avrà

ma invero, che prezzo mi costa la mia libertà?

II

All’ombra di panchine

giovani donne mostrano alle amiche

ancor vergini, le fotografie

– gli occhi svelano recenti nostalgie –

Sui muri del mio orto le formiche

recano in fila il carico d’autunno

ma un popolo di rossi ragnetti

ne sbarra il cammino

C’è un sole su in alto nel cielo che credi sia eterno

ma intanto ti chiedi perplesso: fra quanto l’inverno?

III

Settembre, ti ergi ad emblema di tutta la vita:

l’orrido inverno

rimuovi sognando

un’estate infinita

Settembre, tu porti davvero la stessa sua croce:

tu porti il segno

solare e funesto

della morte precoce

INCONTRO CON TE STESSO

Correre, correre

da sempre ti è parso

in vita di correre

e mai rifiatare

Pure, facile sarebbe annullare

gli impegni già presi

e all’istante il pensiero fermare

alle gioie semplici: un fiore che nasce

il sole che muore

dell’alba sonnolenta il cinguettio

Forse allora risveglierai il tuo io

da tempo sopito

il quale, col vigile amore

di un padre, di un fratello maggiore

ti mostrerà gli errori di un lungo cammino

e ti dirà – con quanto dolore, con che disincanto –

il tuo vero destino

FINALE

Viene il giorno in cui ti accorgi che è tardi…

Ora è qui, si struscia ai tuoi piedi

quella chimera che inseguivi un tempo

come una fiera, talmente mansueta

che pare ai tuoi occhi non credi

Ma di affrontarla non trovi il coraggio

e questo è nel tuo personaggio:

sulle radici di un lungo passato

il futuro non sboccerà

Perché niente passa:

vivere il segno ti lascia!

È un marchio

che s’imprime nel cuore indelebile;

una macchia

che soltanto la morte (viene il giorno)

laverà